il futuro delle case di riposo di pescara e chieti

Standard

pescara 07-06-2015

Il processo di invecchiamento della popolazione ha determinato notevoli ripercussioni sulla domanda di servizi sociali e sanitari tali da destare l’interesse non solo delle amministrazioni pubbliche, soprattutto quelle locali, ma anche di molti studiosi (medici, sociologi, psicologi) che hanno posto la figura dell’anziano al centro di un dibattito che copre diversi aspetti: dal rapporto tra bisogni e servizi, al ruolo attribuito alla famiglia nel far fronte alle necessità. “Di fronte all’aumento numerico, assoluto e relativo, della popolazione anziana e di fronte alla crescita di bisogni che comporta, si tende a prevedere la semplice moltiplicazione di quello che esiste (più ospedali, più case di riposo), generando spesso una visione apocalittica del futuro per il peso economico dell’assistenza agli anziani. Altre volte, invece, il rimedio a ciò diviene la negazione della reale dimensione del problema, ipotizzando una diminuzione di domanda assistenziale che non si è capito bene da che dovrebbe dipendere”

Tale citazione rappresenta perfettamente la complessità di un fenomeno che spinge i vari soggetti del sistema (servizi sanitari, sociali, reti di supporto non formali) a riflettere sui processi di trasformazione in atto e sulle dinamiche dirompenti che tali cambiamenti producono sul sistema dei servizi sociali e sanitari, tenendo conto di un dato non trascurabile: gli ultrasessantacinquenni consumano più del cinquanta per cento delle risorse sociali e sanitarie erogate . Gli stessi soggetti sono, inoltre, chiamati a misurarsi nella costruzione di un modello di intervento basato su una forte integrazione reciproca e su una visione dell’anziano, non solo come portatore di bisogno, ma anche come risorsa sociale.

“La consapevolezza di trovarsi di fronte ad uno scenario in continuo e rapido mutamento obbliga gli operatori e le istituzioni ad interrogarsi sull’evoluzione dei bisogni della popolazione anziana e delle case di riposo per anziani nella provincia di pescara e chieti”

Gli attori del welfare: ridefinizione di ruoli e funzioni

Standard

Un importante filone di riforme, avviato a partire dagli anni Novanta, ha riguardato lo sviluppo di un’economia mista dei servizi volta a favorire nuove unità di offerta, diverse da quelle tradizionali di Stato e famiglia. Nel settore della protezione sociale diventa importante coinvolgere l’iniziativa privata, sia non profit che for profit che “non sostituisce o elimina l’intervento pubblico, ma lo affianca” . Tale nuova configurazione valorizza i nessi tra i diversi attori sociali: il ruolo dello Stato, ad esempio, da fornitore delle prestazioni, diviene progressivamente quello di regolatore e di facilitatore dell’azione di altri soggetti, senza intaccare le sue principali responsabilità nei confronti delle funzioni di programmazione e controllo, di fondamentale importanza per i cittadini. Si avvia dunque, una fase di affermazione del carattere plurimo del welfare, con lo sviluppo e l’introduzione di un sistema misto di offerta pubblico-privato. Da questo momento in poi, concetti come pluralismo, privatizzazione, decentralizzazione, e welfare mix tendono ad essere utilizzati con sempre maggiore frequenza all’interno dei dibattiti sulla riforma dei servizi sociali, soprattutto dopo l’entrata in vigore della Legge Quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali n. 328 del 20009 che sancisce la piena legittimazione normativa dell’economia mista di offerta di servizi socio assistenziali assegnando un ruolo molto ampio al terzo settore. La legge prevede, infatti, non solo che il terzo settore partecipi “alla gestione ed all’offerta dei servizi in qualità di soggetti attivi nella progettazione e nella realizzazione concertata degli interventi” (art.1, 5° comma), ma che gli Enti locali, le Regioni e lo Stato sono tenuti a promuovere “azioni per il sostegno e la qualificazione dei soggetto operanti nel terzo settore” (art.5, 1° comma). Secondo Vincenzo Tondi della Mura, ai fini della costruzione di un sistema di protezione attivo, la legge 328/2000 dovrebbe “consentire una più ampia partecipazione alle scelte da parte dei cittadini e delle loro organizzazioni” . Tale affermazione rimanda alla necessità di istituzionalizzare un nuovo sistema di politica sociale, dove i diversi attori sono chiamati a svolgere un ruolo attivo nella realizzazione delle politiche sociali.

Famiglia, terzo settore, Stato e mercato sono dunque ricollocati al centro del dibattito sul welfare, e rivalorizzati allo scopo di rifondare su basi diverse una solidarietà di cittadinanza cioè una solidarietà intesa come sinergia che coordini le forze esistenti nella società e nel sistema pubblico

Anziani in cerca di compagnia nella sanità | Surgical Tribune

Standard

Avatar di Centro Clinico HanamiHANAMI

Le esperienze di #solitudine ed #isolamento sociale possono portare ad un uso frequente delle risorse sanitarie, soprattutto nel caso degli #anziani: recenti studi hanno riscontrato che la frequenza delle visite mediche risulta particolarmente influenzata dalla solitudine cronica. Una componente importante della quotidianità di molti anziani che, più o meno consapevolmente, cercano una presenza nella loro vita all’interno del sistema sanitario nazionale.

Read more!@ http://ift.tt/1HllbSg

View original post

“Anche il bene ha le sue regole”

Standard

Avatar di fmc17Liberamenteonline

La società negli ultimi anni purtroppo ha “prodotto” sempre più povertà; le persone che si avvicinano alla pensione, e gli stessi già pensionati, all’improvviso non valgono più niente, si ritrovano “parcheggiate” nel vuoto assoluto…questo ha causato loro uno schiacciamento inaspettato verso il basso sociale creando disagio diretto ed indiretto…e per indiretto mi riferisco anche alle loro famiglie.

Nel contempo sono nate lodevoli iniziative sociali private volte ad aiuto diretto verso appunto chi da “normale” si è ritrovato “socialmente disagiato”; sono nati ristoranti che offrono cibo, sono nate persone che invitano a collaborazioni straordinarie temporanee per arrotondare…piccole (grandi) cose, utili giustamente all’uomo a protezione della dignità di vita…però purtroppo inevitabilmente “fuori regola”.
Noi italiani siamo un popolo operativo a prima chiamata…cioè…a necessità ci “spendiamo” subito in favore del più debole; l’unica nostra pecca, però, è che non riusciamo a completare appieno l’azione.
Nel nostro modo di fare, perché facciamo, ci dimentichiamo…

View original post 431 altre parole

Il segreto di una lunga vita

Standard

Avatar di miglieruolomiglieruolo

Immagino che da qualche parte abbiate letto di Emma Morano, l’italiana che a 115 anni è la persona più anziana in Europa.

Qual è il segreto di una vita così lunga?, le hanno chiesto tutti i giornalisti in modo un po’ banale e superficiale. Ma la risposta di lei è stata splendida: “Mangiare 3 uova crude al giorno ed essere rimasta single per la maggior parte del tempo.” Adesso le uova giornaliere si sono ridotte a due – le erano state prescritte da ragazza per contrastare l’anemia – ma il medico di Emma dice che se tutti i suoi pazienti stessero come lei potrebbe passare il tempo a leggere il giornale.

View original post 122 altre parole

il motivo delle case famiglia e delle strutture a carattere comunitario 08/04/2015 chieti

Standard

Oggi si assiste ad una crescente attenzione che si concentra attorno alle Case Famiglia per anziani, un’esperienza che, ancora in molti contesti, è quasi del tutto misconosciuta, sia a livello politico, sia nella ricerca empirica. In Italia sono le Case Famiglia per minori ad avere una visibilità e una storia assai più consistente, oltre che ad essere anche più diffuse e consolidate. La scarsa visibilità che ha caratterizzato finora l’operato delle Case Famiglia per anziani è probabilmente in parte riconducibile al carattere innovativo che le contraddistingue e ad una debole legittimazione istituzionale. Nell’attuale contesto sociale le famiglie sono maggiormente protese verso l’utilizzo di queste nuove forme di assistenza per evitare un aumento della solitudine e dell’esclusione sociale del proprio familiare anziano. Ciò ha portato ad una maggiore diffusione di servizi alternativi e ad un aumento di questo genere di richieste anche in Regioni (come l’Emilia Romagna, il Veneto, la Lombardia) ricche di servizi e di opportunità di sostegno. Questo perché i recenti tagli al fondo sociale e i ridotti trasferimenti finanziari agli Enti Locali hanno segnato la fine di importanti politiche assistenziali, provocando tagli per i servizi sociali e assistenziali territoriali . Sicuramente gli anziani assistiti risiedono prevalentemente nelle Case Famiglia del Nord e in misura minore in quelle del Sud (non si conoscono le cifre). Questa differenza territoriale è spiegabile in parte con la diversa struttura per età e l’eterogenea diffusione del servizio che contraddistingue le diverse aree geografiche nel nostro Paese, in parte dal differente modello culturale del ruolo della famiglia nello svolgimento del lavoro di cura degli anziani (le famiglie del nord acquisiscono più facilmente la consapevolezza della necessità di un intervento esterno) e dalla diversa rilevanza sociale assegnata agli interventi a sostegno dei processi di invecchiamento38 . Si possono identificare alcuni più frequenti motivi per i quali le famiglie e/o gli stessi anziani decidono di entrare in Casa Famiglia: 1 l’anziano, sulla base delle normative vigenti, non risulta essere destinatario di altre tipologie di servizi (casa protetta, RSA), poiché mancano le condizioni e i requisiti richiesti per l’inserimento in struttura, ad esempio per un alto livello di autosufficienza. Tali requisiti e modalità di accesso variano a seconda del comune di residenza; 2 manca l’effettivo possesso della residenza anagrafica nei comuni nei quali si è avviata la richiesta di inserimento in struttura, mentre nelle Case Famiglia vengono accolti anche anziani che hanno la residenza in altri comuni; 3 non esiste una reale incapacità economica da parte dell’anziano e dei parenti obbligati agli alimenti di provvedere agli oneri delle rette (la condizione economica non rientra nei criteri applicativi dell’ISEE); 4 rifiuto da parte dell’anziano e/o dei familiari di ricorrere a forme di assistenza privata a pagamento (badanti);5 liste di attesa lunghe per l’inserimento in altre tipologie di strutture che variano a seconda del numero di posti letto disponibili. Esiste poi un canale informale (segnalazioni di amici e conoscenti, pubblicità), che si rivela decisivo per orientarsi su questo tipo di servizio. Tali processi hanno sicuramente spianato il terreno per la nascita e lo sviluppo di un numero sempre più alto di Case Famiglia, specie in alcune città.

La violenza sugli anziani: una realtà celata

Standard

Avatar di ainformazioneIN-formazione

 Roberto-Spreghini__figura-di-anziano_g

“L’Italia è un Paese che invecchia”, “continua a crescere il numero di anziani” … Quante volte abbiamo udito o letto queste frasi? Quante volte però ci siamo soffermati a riflettere sull’impatto che questo fenomeno può avere sulla nostra società?

Il continuo aumentare del numero di anziani modifica drasticamente la struttura della popolazione, perché vi sono sempre più persone non autosufficienti che necessitano di cure continue; la società si trova così di fronte al grande problema dell’assistenza agli anziani e fatica a controllarlo, dato che questo ha reso veramente difficile riuscire a gestire la spesa sanitaria.

Per esigenze di contenimento di spesa, infatti, in Italia, l’assistenza agli anziani non autosufficienti resta anzitutto a carico dei familiari; vi è una carenza di servizi di assistenza formale e ciò si ripercuote pesantemente sulle famiglie degli anziani, che continuano a farsi carico delle attività di cura e di aiuto, molte volte non avendone…

View original post 728 altre parole