Quando ero piccolo pensavo spesso alla morte. Mi inorridiva l’idea che un giorno, vicino o lontano non importava, avrei cessato di esistere. In realtà ero più che inorridito, ero terrorizzato. Percepivo la morte come una cosa terribilmente sbagliata, ingiusta, che mi avrebbe cancellato dal mondo e avrebbe privato di senso qualsiasi risultato che fossi riuscito a raggiungere nel frattempo. Nei momenti di maggiore panico mi chiedevo ossessivamente “Quale è il significato della vita se tanto sappiamo come andrà a finire?” e “Come è possibile che io sia l’unico a sentire questo disagio, questa urgenza, questa paura? A tutti gli altri va bene morire?”.
Da allora sono passati parecchi anni e, come la maggior parte delle persone, ho provato a esorcizzare le brutte emozioni causate dalla contemplazione della morte in molti modi diversi. Alcuni li ho già citati in questo breve articolo. Altri, beh, sono più pragmatici: concentrarsi sugli obiettivi concreti e…
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