decidere di entrare in una residenza per anziani nella provincia di pescara e chieti

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Si possono identificare alcuni più frequenti motivi per i quali le famiglie e/o gli stessi anziani decidono di entrare in una struttura per anziani quali case di riposo,case famiglia,comunità alloggio,residenze per anziani:

 l’anziano, sulla base delle normative vigenti, non risulta essere destinatario di altre tipologie di servizi (casa protetta, RSA), poiché mancano le condizioni e i requisiti richiesti per l’inserimento in struttura, ad esempio per un alto livello di autosufficienza. Tali requisiti e modalità di accesso variano a seconda del comune di residenza;

 manca l’effettivo possesso della residenza anagrafica nei comuni nei quali si è avviata la richiesta di inserimento in struttura, mentre in queste tipologie di strutture  vengono accolti anche anziani che hanno la residenza in altri comuni;

 non esiste una reale incapacità economica da parte dell’anziano e dei parenti obbligati agli alimenti di provvedere agli oneri delle rette (la condizione economica non rientra nei criteri applicativi dell’ISEE);

 rifiuto da parte dell’anziano e/o dei familiari di ricorrere a forme di assistenza privata a pagamento (badanti);

 liste di attesa lunghe per l’inserimento in altre tipologie di strutture che variano a seconda del numero di posti letto disponibili.

case di riposo per anziani:i diritti dell’anziano

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Per definizione, le Case di riposo nascono, su iniziativa privata, con lo scopo di assicurare luoghi di tipo familiare che diano assistenza e ospitalità ad anziani autosufficienti che, per età o mancanza di aiuti, non sono capaci di vivere  autonomamente. Queste strutture sono generalmente ubicate in zone già urbanizzate al fine di evitare ogni forma di isolamento sociale e accolgono un numero limitato di ospiti (massimo sei). La filosofia portante delle Case di riposo basa sulla centralità e sul sostegno dell’anziano, che viene accolto e inserito in modo da mantenere integri i legami con la sua famiglia d’origine. Una soluzione attraverso la quale riuscire a conciliare i bisogni di autonomia e privacy con quelli di solidarietà agli anziani. Invecchiare spesso significa sperimentare uno stato di profonda solitudine e marginalità, e vivere in un ambiente “familiare” può aiutare l’anziano a non sentirsi abbandonato o a modificare l’atteggiamento di chiusura verso il mondo esterno. L’opera delle Case di riposo è finalizzata ad offrire una risposta globale ai bisogni degli anziani attraverso la cura, la promozione, lo sviluppo delle potenzialità e l’assistenza di ciascun ospite al fine di assicurare il benessere della persona, ma soprattutto dare effettiva e concreta attuazione ai diritti fondamentali: diritto alla salute (art.32 cost.) e diritto all’assistenza sociale (art.38 cost.). Creare un clima familiare significa riuscire a preservare anche le capacità fisiche e relazionali residue dell’anziano, in ambienti che garantiscano dignità, rispetto della persona e umanità la cui piena realizzazione dipende dalla capacità di ciascuna Casa di riposo di erogare servizi sulla base dei seguenti principi:

 uguaglianza ( i servizi devono essere erogati secondo regole uguali per tutti);

 imparzialità (gli operatori tenuti ad avere atteggiamenti di obiettività e a trattamenti uniformi nei confronti degli ospiti);

 diritto di scelta dell’anziano;

 territorialità (devono essere favoriti legami e collegamenti con il territorio in cui la casa famiglia è situata);

 efficienza ed efficacia (servizi e prestazioni devono essere forniti mediante l’adozione di misure idonee per soddisfare i bisogni dell’ospite e promuoverne il benessere). Inoltre, ciascun anziano ha il diritto di sviluppare e di conservare la propria individualità e libertà evitando ogni forma di ghettizzazione che gli impedisca di interagire con l’ambiente esterno e di essere salvaguardato da ogni forma di violenza fisica e/o morale. Rispetto a quest’ultimo punto diviene particolarmente importante il ruolo degli Enti pubblici ai quali spetta svolgere attività di coordinamento, regolazione e controllo di questi soggetti privati. Obiettivo ultimo è evitare il rischio di creare disparità di trattamento o incrementare disuguaglianze sociali all’interno di un settore della società connotato dalla valenza solidaristica

alternativa all’ospizio nella provinicia di pescara e chieti

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Le prime Case Famiglia/comunità alloggio per anziani risalgono a circa quindici anni fa quando in alcune zone del Nord d’Italia nascono le prime sperimentazioni, sviluppandosi successivamente su tutto il territorio nazionale. Trattandosi di servizi di recente costituzione, non esiste a livello nazionale una mappatura generale sulla diffusione di queste strutture in termini di dati quantitativi. Nonostante la scarsità dei dati a disposizione, in molte realtà del nostro territorio, il lavoro privato di queste strutture sta rappresentando un’importante risposta ai bisogni di cura degli anziani. La Casa Famiglia/comunità alloggio sembra essere peraltro, la soluzione ottimale e meno traumatica psicologicamente per alleviare il distacco dell’anziano dai propri parenti, in quanto al suo interno viene ricostruito un ambiente il più possibile familiare . Considerata dalle famiglie come una misura alternativa alla istituzionalizzazione dell’anziano o come una “struttura provvisoria” in attesa di trovare una soluzione all’interno della rete istituzionale. Nella maggior parte dei casi, però la Casa Famiglia/comunità alloggio rappresenta una valida soluzione alle difficoltà dei familiari, soprattutto dei figli, nel conciliare il tempo necessario ad assistere l’anziano con il tempo di cura dedicato al proprio nucleo familiare e i tempi di lavoro.

la nascita delle case famiglia e comunità alloggio per anziani nella provinica di pescara e chieti

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Nell’ultimo decennio, si è costituito un mercato sociale dei servizi alla persona alimentato, in misura sempre maggiore, da forme di lavoro sommerso di cura, che offrono alla popolazione scarse garanzie nella qualità dei servizi prestati e limitata protezione occupazionale ai prestatori di cura. Questa forma non regolata del lavoro di cura impedisce lo sviluppo e la sostenibilità di un più ampio impianto di protezione sociale, oltre ad esporre i soggetti coinvolti a forti livelli di vulnerabilità. Questo perché, il più delle volte, manca un vincolo formale nel raggiungimento degli accordi assunti solo verbalmente tra le parti, cui si associa indeterminatezza della durata dei rapporti di lavoro. Tutto ciò comporta evidenti ripercussioni sulla qualità dell’assistenza, che soffre di discontinuità temporale, scarsa competenza tecnica e limitate possibilità di connessione con le altre risorse di cura. Tra coloro che invece non ricevono sostegno da parte della rete pubblica dei servizi sociali o dalla rete di cure informali, stanno nascendo nuove forme di assistenza privata a pagamento (la retta è completamente a carico dell’utente) che hanno dato vita al recente mercato privato delle Case Famiglia,comunità alloggio,case di riposo, organizzate in forma di cooperative, srl, associazioni di volontariato o imprese individuali. Scegliere una soluzione di questo tipo dipende da alcuni fattori in grado di modificarne l’adozione o meno da parte delle famiglie: risorse a disposizione dell’anziano, risorse a disposizione della rete familiare, presenza del coniuge dell’anziano, cultura solidaristica della famiglia, condizioni di salute dell’anziano. sono  strutture destinate all’accoglienza di anziani autosufficienti, esse vengono definite  “comunità di tipo familiare con sede nelle civili abitazioni”

Risorse della famiglia e importanza della rete integrata di servizi

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L’analisi dei bisogni sociali emergenti non può prescindere dal porre l’attenzione sulle trasformazioni della struttura familiare in un sistema di welfare storicamente caratterizzato da una forte centralità assegnata alle reti di solidarietà familiare (il cosiddetto familismo italiano). La famiglia, quale rete di protezione primaria dei singoli cittadini, da sempre considerata il principale ammortizzatore sociale, svolgeva un ruolo centrale nella cura e assistenza di un familiare parzialmente o totalmente non autosufficiente. Oggi, la sua funzione è mutata, a causa di numerosi e profondi cambiamenti che hanno trasformato la sua composizione e il suo ruolo, ponendo forti perplessità circa la possibilità che all’interno di essa possa essere soddisfatta la crescente domanda di servizi di cura. Il prolungamento della vita rende più frequente la presenza di una famiglia composta da diverse generazioni ma questo non significa un aumento degli anziani che vivono con i figli, anzi si conferma una realtà dove il minor numero di figli e l’aumentata propensione alla mobilità territoriale riducono la capacità di cura della rete sociale dell’anziano.

Gli attori del welfare: ridefinizione di ruoli e funzioni

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Un importante filone di riforme, avviato a partire dagli anni Novanta, ha riguardato lo sviluppo di un’economia mista dei servizi volta a favorire nuove unità di offerta, diverse da quelle tradizionali di Stato e famiglia. Nel settore della protezione sociale diventa importante coinvolgere l’iniziativa privata, sia non profit che for profit che “non sostituisce o elimina l’intervento pubblico, ma lo affianca” . Tale nuova configurazione valorizza i nessi tra i diversi attori sociali: il ruolo dello Stato, ad esempio, da fornitore delle prestazioni, diviene progressivamente quello di regolatore e di facilitatore dell’azione di altri soggetti, senza intaccare le sue principali responsabilità nei confronti delle funzioni di programmazione e controllo, di fondamentale importanza per i cittadini. Si avvia dunque, una fase di affermazione del carattere plurimo del welfare, con lo sviluppo e l’introduzione di un sistema misto di offerta pubblico-privato. Da questo momento in poi, concetti come pluralismo, privatizzazione, decentralizzazione, e welfare mix tendono ad essere utilizzati con sempre maggiore frequenza all’interno dei dibattiti sulla riforma dei servizi sociali, soprattutto dopo l’entrata in vigore della Legge Quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali n. 328 del 20009 che sancisce la piena legittimazione normativa dell’economia mista di offerta di servizi socio assistenziali assegnando un ruolo molto ampio al terzo settore. La legge prevede, infatti, non solo che il terzo settore partecipi “alla gestione ed all’offerta dei servizi in qualità di soggetti attivi nella progettazione e nella realizzazione concertata degli interventi” (art.1, 5° comma), ma che gli Enti locali, le Regioni e lo Stato sono tenuti a promuovere “azioni per il sostegno e la qualificazione dei soggetto operanti nel terzo settore” (art.5, 1° comma). Secondo Vincenzo Tondi della Mura, ai fini della costruzione di un sistema di protezione attivo, la legge 328/2000 dovrebbe “consentire una più ampia partecipazione alle scelte da parte dei cittadini e delle loro organizzazioni” . Tale affermazione rimanda alla necessità di istituzionalizzare un nuovo sistema di politica sociale, dove i diversi attori sono chiamati a svolgere un ruolo attivo nella realizzazione delle politiche sociali.

Famiglia, terzo settore, Stato e mercato sono dunque ricollocati al centro del dibattito sul welfare, e rivalorizzati allo scopo di rifondare su basi diverse una solidarietà di cittadinanza cioè una solidarietà intesa come sinergia che coordini le forze esistenti nella società e nel sistema pubblico

ASSISTENZA AGLI ANZIANI: NUOVI BISOGNI E NUOVE RISPOSTE. VERSO UN MODELLO DI WELFARE MIX

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chieti,07-06-2015

Dopo decenni di successo le politiche sociali si sono trovate, negli ultimi anni, ad affrontare una serie di problemi di ordine sia economico che politico, con i quali i modelli esistenti devono fare i conti. L’analisi di questi problemi risulta molto complessa, poiché molteplici ed eterogenei sono i fattori che incidono sulla struttura delle politiche sociali: riguardano trasformazioni delle basi sociali, delle basi economiche e di quelle politiche. Nonostante la natura complessa e dinamica di questi problemi, possiamo identificare la modificazione della struttura sociodemografica della popolazione come il fenomeno che più ha prodotto dei sostanziali cambiamenti nel sistema di welfare. “Negli anni d’oro del welfare state, la popolazione dei paesi occidentali era in media relativamente giovane e fertile, di conseguenza veniva garantito un equilibrio tra le generazioni e una capacità degli individui e delle famiglie di rispondere in modo relativamente o completamente autonomo ad una serie di problemi, come la cura dei malati e l’accudimento dei minori

Oggi, l’aumento della popolazione anziana, la diminuzione dei tassi di natalità e l’allungamento della speranza di vita incidono enormemente sulla struttura sociodemografica, producendo un disequilibrio nei rapporti intergenerazionali e un innalzamento del tasso di dipendenza, cioè del rapporto tra popolazione bisognosa di assistenza e popolazione totale . Questi stessi fattori nel corso degli anni hanno generato due effetti di ordine economico e sociale:

 un aumento della spesa sociale (dovuto ad una crescita delle uscite per pensioni, sanità e assistenza);

 un indebolimento delle funzioni di cura e di assistenza delle famiglie che, nel momento in cui riducono il numero dei componenti, diventano più instabili.

Il comportamento da tenere con una persona anziana che non prega o che disobbedisce

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Avatar di Al GhurabaaAl Ghurabaa

365050.TIFDomanda posta a Shaikh Abdur-Razzaq Al-Badr:

“Come ci dobbiamo comportare con la persona anziana che non prega o che esegue atti di disobbedienza?

La risposta:

Sappiamo da ciò che ci ha preceduto (durante la lezione) che la persona anziana ha dei diritti dovuti alla sua vecchiaia; i diritti dell’anziano, anche se non è musulmano, allora che dire di colui che abbandona la preghiera completamente?

Questa (persona) è un miscredente in base a quanto detto dal Messaggero (‘alayhi salatu wa salam): “l’alleanza tra noi e loro è la preghiera, quindi chiunque la abbandoni non ha creduto.” E gli ahadith riguardanti questa vicenda sono molti.

* [Nota:  Gli studiosi differiscono riguardo alla vicenda di chi abbandona la Salah (preghiera) per pigrizia, se debba essere considerato un miscredente oppure no; quindi fate riferimento ai diversi ragionamenti degli Studiosi sul tema: Shaikh Al-‘Uthaymin, Shaikh Bin Baz, Shaikh Al-Albani (rahimahumullah)]

Tuttavia, indipendentemente da questa (ovvero l’abbandono di questo anziano…

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